I disturbi del comportamento alimentare e il ruolo del nutrizionista.

I disturbi del comportamento alimentare, cosa sono? 

“Sono patologie complesse caratterizzate da un disfunzionale comportamento alimentare, un’eccessiva preoccupazione per il peso con alterata percezione dell’immagine corporea ali aspetti inoltre sono spesso correlati e bassi livelli di autostima. I disturbi dell’alimentazione possono presentarsi in associazione ad altri disturbi psichici come, ad esempio, disturbi d’ansia e disturbi dell’umore.”

Coraline non vuole mangiare, Coraline vuole solo sparire. Ricordate le storie che ho fatto per spiegare il significato di questa canzone dei Maneskin? Coraline soffre di anoressia nervosa.

Ma Coraline avrebbe potuto soffrire di bulimia nervosa o di binge-eating: questi sono i disturbi primari del comportamento alimentare. Perché ne parlo? Perché l’alimentazione è il mio mestiere ed è una tematica cruciale negli adolescenti, perché legata al corpo che sta cambiando, alle emozioni che evolvono, alla necessità di trovare un proprio posto nel mondo e alla necessità fisica di accompagnare tutti questi cambiamenti…dare il giusto carburante all’organismo e alla mente. Ma il cibo può essere lo strumento che hanno e abbiamo per sparire o per ingigantirci.

Il cibo è legato agli stereotipi, alle abitudini, alle credenze, alle relazioni. Rifiutarlo, compensarlo, esagerarlo sono comportamenti profondamente legati a ciò che sentiamo e l’adolescenza è quel periodo della vita dove “il sentire” è enorme.

La pandemia ha aumentato del 30% i disturbi del comportamento alimentare tra gli adolescenti, un dato ancora più preoccupante se ci si sofferma sul quando cominciano a manifestarsi: l’età si abbassa sempre di più, esordio può avvenire è tra i 10 e i 30 anni, e l’età media di insorgenza è di 17 anni.

 

I Nuovi disturbi del comportamento alimentare.

Anoressia, Bulimia, Binge-eating sono disturbi “riconosciuti” dal DSM-5 ossia dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali arrivato alla sua quinta edizione. Ogni edizione prende in considerazione lo sviluppo e i risultati della ricerca psicologica e psichiatrica in numerosi campi, modificando e introducendo nuove definizioni di disturbi mentali.

Un tassello in più per comprendere che i disturbi alimentari sono DE FACTO legati alla mente e questo è fondamentale, soprattutto quando entra in gioco la sfera nutrizionale.  Alcuni disturbi sono stati -per ora- lasciati fuori e sono, se possibile, una sorta di cartina al tornasole della società in cui viviamo:

  • Ortoressia: eccessiva ossessione per un’alimentazione sana;
  • Drunkoressia: restrizione delle calorie per poter assumere bevande alcoliche senza aumentare di peso;
  • Vigoressia: ossessione per i muscoli;
  • Pregoressia: ossessione per il peso durante la gravidanza, che spinge le donne a sottoporsi a diete troppo restrittive e allenamenti prolungati.

Se Anoressia e Bulimia interessano per la maggior parte le donne, la Vigoressia ha una incidenza più maschile. Le conseguenze sono ore in palestra, un’alimentazione centrata sulle proteine e conseguenti disequilibri pericolosi a livello fisico e organico.

Sono disordini figli del nostro tempo che colpiscono in pieno (anche se non in modo esclusivo) le giovani generazioni di questo tempo. Sono disordini che nascono e crescono nell’ambito socio-culturale e di cui come nutrizionista, come divulgatrice, come madre, devo prendermi carico. Dove abbiamo sbagliato nel comunicare Mens Sana in Corpore Sano? Vi lascio questa riflessione.   

Il ruolo di una nutrizionista.

Il ruolo di una nutrizionista in casi di disturbi del comportamento alimentare è? È secondario. Non è il principale.

Un professionista come me si mette al seguito di psicologi e psichiatri, ma soprattutto si mette al fianco, letteralmente del paziente. Non giudica, non pesa, non redarguisce, ascolta e ci prova: altro non si può fare. Perché?

Perché scegliere di mangiare, scegliere di mangiare nel modo giusto è IN PRIMIS un atto di consapevolezza verso se stessi, verso la propria condizione, verso la propria problematica ed è un passo gigantesco, personale, intimo. Chi sono io per spingere? Chi sono io per fare ramanzine? 

Se senti campane cantare
Vedrai Coraline che piange
Che prende il dolore degli altri
E poi lo porta dentro lei 

Spesso, in questi casi, la consapevolezza deve essere condivisa dalla famiglia, nella famiglia, la consapevolezza del dolore che vuole cancellare il corpo, oppure punirlo, oppure ingrandirlo. Il mio ruolo diventa attivo dopo questo faticoso processo di cura interiore e di legami familiari.

Arrivo dopo ad aiutare a riscoprire il corpo, quando la mente ha aperto uno spiraglio, a ridare forma e dimensione. Non certo con una dieta e basta, è un cammino condiviso, di riscoperta del cibo, del nutrimento, non solo per sopravvivere. 

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