INTUITIVE EATING RULE 7.Affronta le emozioni con gentilezza

intuitive eating

Qual è il ruolo del cibo nella tua vita emotiva?

Ansia, solitudine, noia e rabbia sono emozioni che tutti sperimentiamo nel corso della vita. Ognuno di noi ha il suo “trigger” emotivo al quale risponde con qualcosa che generi “comfort” .

Il cibo ci può confortare nel breve termine, ma non ci risolverà il problema, al contrario, mangiare per fame emotiva a lungo termine può farci sentire peggio.

In sostanza, il comfort food è bene quando fa parte di un sano rapporto con il cibo, se assaporiamo e godiamo di questo conforto in modo consapevole, nel presente e senza sensi di colpa. Ma se il cibo è la prima e unica risposta che ci viene in mente per confortarci, allora è necessario rifletterci su perché abbiamo bisogno di andare più a fondo: usare il cibo per far fronte alle nostre emozioni può diventare problematico, ci impedisce di scoprire la vera fonte dei sentimenti che proviamo e di prenderci davvero cura dei nostri veri bisogni.

Vivere dentro le nostre emozioni ventiquattro ore al giorno può essere difficoltoso. Ma se capiamo che il cibo è uno sfogo costante che abbiamo per distrarci da quei sentimenti, allora potrebbe essere uno spunto per cercare aiuto.

Quali sono i Trigger emotivi?

  • Noia e procrastinazione
  • Corruzione e ricompensa (Se ti comporti bene ti compro il gelato/se finisco questo mi mangio la torta)
  • Eccitazione
  • Effetto calmante
  • Amore
  • Frustrazione, rabbia, ira
  • Stress
  • Ansia
  • Depressione
  • Connessioni sociali
  • Perdita del controllo (dal iper controllo lavorativo ad ex)

 

BODY POSITIVE EATING MODEL

Il corpo e le emozioni.

Essere body positive parte anche da come viviamo il cibo. Può accadere che ci relazioniamo al cibo in base alla forma fisica, poniamo troppa attenzione alla forma del corpo piuttosto che ai suoi bisogni.  Assumere un atteggiamento positivo significa allontanarsi dalla mentalità della dieta, come abbiamo visto passo dopo passo nel nostro viaggio nell’intuitive eating che ci viene in aiuto anche quando le nostre emozioni rispetto al corpo spostano troppo l’attenzione sul corpo stesso e molto meno sulla funzione del cibo stessa che sarebbe, in fin dei conti, quella di nutrirci nel modo giusto e il modo giusto è con consapevolezza. Per cui dobbiamo farci una domanda: quanto la forma del corpo ha spazio e quanto influisce sul nostro rapporto col cibo? Sia in eccesso che in difetto. Il punto è che dobbiamo soffermarci sui nostri pensieri, essere meno trascinati dalle emozioni e più dalla riflessione. Se capiamo che la parte emotiva si sta prendendo troppo spazio allora:

  • Mettiamo ordine tra i pensieri. Ordiniamoli in fila per tre con resto di due
  • Proviamo a fare altro, distraiamoci, una passeggiata è buona cosa
  • Proviamo a vedere se possiamo trovare una distrazione che ci porti a soddisfarci e non ci faccia pensare troppo al cibo.
  • Inoltre, proviamo a riflettere sul nostro corpo positivamente:
  • Cerchiamo di non dare peso alla fisicità
  • Trattiamo il peso con gentilezza, non facciamo confronti perché sono inutili
  • Trattarci bene significa mangiare per far del bene al nostro corpo: ho fame? Come mi sento? Di cosa ho davvero bisogno?

 

La scala emotiva

Dalla gratificazione sensoriale alla punizione, andiamo a vedere di cosa si tratta e come possiamo posizionare la nostra relazione col cibo su questa scala.

Gratificazione sensoriale. La sensazione più mite e comune che il cibo può suscitare è il piacere. Divertirsi mentre si mangia è importante per sintonizzarsi sulla quantità di cibo di cui si ha bisogno per sentirci soddisfatti e appagati. Sapremo dire basta con un bel sorriso.

Comfort Solo pensare a certi cibi evoca sentimenti confortanti. Ad esempio, il brodo con le stelline di pasta quando siamo malati o fa freddo, o il piatto che di solito ci preparava la nonna nei giorni un po’ più tristi. Questi sono esempi di comfort food e mangiarli con queste sensazioni significa avere una buona relazione col cibo. Se al contrario sono l’unico modo per confortarti allora bisogna andare più a fondo nelle emozioni.

Distrazione Usare il cibo per distrarsi, può diventare problematico. Non c’è niente di sbagliato se ogni tanto vogliamo distrarci dai nostri sentimenti di noia o stress, ad esempio quando siamo molto in ansia per una presentazione e attacchiamo un pacchetto di patatine. Ma se diventa un comportamento abitudinario allora bisogna andare più a fondo.

Sedazione Una forma più seria di “usare” il cibo è mangiare allo scopo di intorpidirsi o anestetizzarsi. Un food coma. Diventa impossibile percepire quali siano i segnali intuitivi di fame e sazietà e ci priva dell’esperienza soddisfacente che il cibo può portare nella nostra vita.

Punizione A volte, mangiare per sedarsi diventa così frequente e intenso che innesca comportamenti punitivi. Questa è una forma grave di alimentazione emotiva che porta alla perdita di autostima verso se stessi. Non c’è alcun piacere nel mangiare né nel cibo. Questo tipo di comportamento alimentare scompare quando ci diamo comprensione e compassione, ma quando è frequente e grave, è altamente consigliato rivolgersi a uno psicoterapeuta.

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